Conosci il percorso

La partenza sarà dalla Piazza della Libertà a Montemurlo. Risalendo Via Fratelli Cervi si enterà in Via della Rocca per poi prendere il sentiero sterrato che va in via Nino Bixio. A metà del sentiero ci sarà la deviazione che sale verso la Rocca per coloro che vogliono fare 3 km.

Superato l'agglomerato della frazione Mulino si raggiunge Via delle Gore dove sarà possibile scegliere tra il percorso corto di 5 km che sale lungo Via Freccioni e il percorso di 10 km che prosegue verso Bagnolo.

Il giro non competitivo prosegue verso Via Borgo Forte e Via del Casone per poi raggiungere il Borghetto con il Centro Visite di Bagnolo.

Borghetto di Bagnolo:
All’interno del Borghetto di Bagnolo, ai piedi dell’area del Monteferrato, è presente il locale dell’antica fornace nella quale sono stati cotti i mattoni che sono serviti per produrre servizi e manufatti per la vicina villa del Barone.
L’antica fornace sorge accanto ad altri edifici, come un mulino, un frantoio e alcune coloniche. Il borghetto si affaccia direttamente sul torrente Bagnolo. I locali sono stati ristrutturati e ceduti al Comune di Montemurlo a seguito di un piano di recupero che ha valorizzato l’intero insediamento.
All’interno dell’antica fornace è stato collocato il centro visita dell’area protetta del Monferrato e ospita numerose iniziative di valorizzazione del territorio.

Da qui inizia il single track (sentiero) che, dopo aver attraversato un piccolo torrente e percorso un nuovo sentiero risistemato per l'occasione dopo gli eventi del 2 novembre scorso raggiunge la Diga di Bagnolo dove troverete il primo ristoro idrico (km 5).

La Diga:
Durante il mandato del sindaco di Montemurlo Angiolo Menicacci a metà degli anni 60 la falda idrica del sottosuolo prese a prosciugarsi.
Siamo nel pieno dello sviluppo di Montemurlo post bellico. Con l’aumento delle industrie aumenta anche la perforazione dei pozzi da parte di quest’ultime per procurarsi l’approvvigionamento, tanto che la situazione idrica collassa.
L’amministrazione comunale si accorse che c’era un bisogno imminente di creare nuove risorse d’acqua.
Nel 1969 terminano i lavori per la costruzione del bacino di Montachello sul torrente Bagnolo. Risolvendo così definitivamente l’emergenza idrica di Montemurlo.


Tornando inzialmente indietro verso l'ingresso alla diga si lascia il sentiero e si raggiunge Villa del Barone su asfalto.

Villa del Barone:
La villa è situata alle pendici del monte Javello e domina ancora oggi Montemurlo.
La sua edificazione fu promossa nei primi anni del Cinquecento dal fiorentino Bartolomeo Valori, anche se ad oggi sono evidenti gli interventi di ristrutturazione settecentesca ad opera della famiglia Tempi.
Dietro la villa, rimangono i resti di un ninfeo settecentesco. A lato, dove si trova il cancello con l'ingresso, si vedono oltre la strada i resti di un parco, circondato da una muraglia con alcuni elementi neoegizi visibili nei pressi del cancello di accesso.
La villa durante i secoli ha subito numerosi cambiamenti di stili ed ampliamenti.
È bene ricordare anche che ha ospitato nei propri i salotti anche la figura del pittore macchiaiolo Cristiano Banti.
Durante la sua permanenza la villa divenne
un illustre luogo di incontri di artisti ed intellettuali.
Purtroppo durante il corso degli anni la villa è stata abbandonata e trafugata di gran parte dei suoi interni. Occorre ricordare le bellissime pitture a tema marino che adornano ancora oggi l’atrio denominato “sala delle Marine” . La denominazione è dovuta proprio ai soggetti che il pittore Antonio Cioci, rappresentó nel piano nobile della villa, raffigurante vedute di mare e di porti , secondo il gusto del tempo.
Un gioiello architettonico che domina dall’alto Montemurlo e i suoi abitanti, memore di un passato illustre che ancora oggi ne porta con sè uno sbiadito ricordo.

Da qui si prosegue lungo Via Baronese fino al secondo ristoro idrico della Rocca di Montemurlo dove ci si ricongiunge con la ludico motoria di 5 km.

Castello di Rocca e Pieve di San Giovanni Battista decollato:
Sulla sommità della collina che domina il Comune di Montemurlo compare la Rocca. Con il termine “Rocca” si indica oggi la villa situata nella parte più elevata nel colle di Montemurlo. Fu edificata tra la fine del 400 l’inizio del 500 sulle strutture dell’antico cassero medievale.
La villa conserva dai tempi della dominazione della famiglia Guidi, il volto di una vera e propria fortezza, la cui severità è accentuata dalla pietra con cui è edificata.
Ultimo grande evento storico svoltosi nella Rocca è l'assedio del 1537 in seguito al quale Montemrulo diviene dominio mediceo, come il resto della Toscana.
La villa ad oggi è privata e non visitabile, ma per chi accede dal piano terreno sono visibili le ampie cantine ancora in uso. Salendo invece dallo scalone principale si entra in un tranquillo cortile ornato da pilastri che sorreggono un portico, coperto da volte a vela, da cui è possibile accedere agli interni.
Attorno al castello si è sviluppato il borgo che ospita la Pieve di San Giovanni Battista decollato.
La Pieve è tanto cara ai Montemurlesi di ieri e di oggi perché ospita al suo interno la splendida e venerata croce d’argento e patrona di Montemurlo.
Ogni 3 maggio ricorre la festa della Santa Croce. La tradizione vuole, infatti, che nel XIV secolo la croce fosse stata trafugata da dei ladri e successivamente ritrovata. I malviventi, giunti nei pressi del fiume Agna, furono costretti a nascondere la preziosa refurtiva, a causa del piccolo torrente che diventava sempre più impetuoso ed impossibile da attraversare; ebbero così l’idea di seppellirla nella terra, con la speranza di tornare presto a recuperarla. Pochi giorni dopo, un contadino – durante le normali mansioni agricole – notò che i buoi non volevano proseguire, inginocchiandosi sul campo. Prese così un attrezzo contundente per sgombrare il terreno dall’ostacolo; scavando, colpì accidentalmente il volto del crocefisso. In quel luogo, a ricordo del ritrovamento fu edificato un tabernacolo.
La preziosa croce, attribuita all’opera dell’orafo Andrea di Jacopo D’Ognabene, conserva ancora oggi i segni di quella ferita, che non è riuscita a scalfirne la bellezza, né il sentimento di devozione del popolo montemurlese.
La popolazione di Montemurlo da sempre dimostra una profonda devozione per la croce ricorrendo a lei in occasione di calamità naturali, carestie, ed epidemie.

Scendendo poi dal sentiero della Rocca si raggiunge zona Morecci e da qui l'arrivo.

Ultima menzione va ovviamente destinata al Cammino di San Jacopo, sul quale si svolge buona parte dell'itinerario:
Il Cammino di San Jacopo in Toscana fa tappa anche a Montemurlo, ne è la parte integrante della seconda tappa del percorso di 27,1Km che da Prato raggiunge Pistoia.
Sono numerosi i Pellegrini che percorrano la strada verso l'arrivo della tappa a Pistoia, detta anche la piccola Santiago per la presenza della reliquia del santo.
Il percorso riscopre e valorizza una direttrice viaria antica più di duemila anni, la Via Cassia – Clodia, che collega le città di Firenze, Prato, Pistoia, Pescia e Lucca, costituendo un tratto del Cammino verso Santiago di Compostella. La seconda parte del Cammino conduce il pellegrino a Pisa e Livorno sulla direttrice della Via Aemilia Scauri romana. Presso i locali adiacenti la pieve di San Giovanni Decollato,
è stata realizzata una struttura di accoglienza per i pellegrini che percorrono il cammino. La struttura prende il nome di Ospitale della Santa Croce, in onore al capolavoro di arte orafa custodito nella pieve.
Inoltre, c’è la possibilità per i pellegrini di assistere, il giorno successivo all’arrivo, alla messa mattutina presso la chiesa del Sacro Cuore. Al termine della quale verrà loro impartita la “benedizione del pellegrino”.
È inoltre possibile timbrare la propria credenziale presso l’ufficio turistico Proloco di Montemurlo in piazza Don Milani, per poi continuare il cammino verso la passerella in legno da poco inaugurata che collega Montemurlo a Montale.
La passerella indica i simboli a guida del cammino verso l’arrivo della tappa di Pistoia, cuore del pellegrinaggio e meta di arrivo alla reliquia del santo omonimo.
Da sempre la Proloco si occupa di guidare e far scoprire il territorio ai pellegrini reso unico dalla frequenza di eccezionali testimonianze storiche, artistiche, naturalistiche e religiose.

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